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L’angolo vegano

L’angolo delle patate

Elezioni Politiche 2013

giullare2
LA VITTORIA DEL MOVIMENTO 5 STELLE SCATENA LA COMICITÀ  INCONSCIA DEI POLITICI ITALIANI

 

Non mi sono mai divertita tanto come ad  ascoltare i commenti post elettorali televisivi di questi giorni.

Una matura e distinta signora, a quanto pare autrice di un dottissimo libro che narra la storia del movimento di Grillo, si è scagliata in un’ invettiva contro il popolo italiano che a suo parere non sarebbe ancora pronto a votare in massa  per un partito moderato e sobrio  che rappresenta il fior fiore dell’ “intellighentia” internazionale. Sembra strano, ma alludeva al PD.

Un’ altra giovane e rampante fanciulla – sempre aderente al PD –  continuava a ripetere: “bisognerà proprio,  nei prossimi giorni, interrogarsi sulle cause di questa perdita di voti”.

Ma come?! Avete sostenuto il governo Monti approvando, a scatola chiusa, al fianco di Berlusconi e soci,  i provvedimenti più ingiusti e antidemocratici che la storia italiana del dopoguerra  ricordi e vi domandate perché molti elettori hanno disertato le vostre liste. Ma io mi stupisco che abbiate ancora un voto, tolti quelli vostri e delle vostre famiglie!

Prendiamo ad esempio la riforma delle pensioni: avete gettato sul lastrico qualche centinaio di migliaia di persone (gli esodati, ma non solo) che si sono ritrovate senza stipendio e senza pensione dopo quaranta anni di onesto lavoro e di contributi versati e avete tolto definitivamente la pensione a tutti gli altri.

Riassumo brevemente la situazione: la riforma Maroni/Berlusconi aveva già  spostato l’ età della pensione di vecchiaia delle donne – in un colpo solo – da 55 a 60 anni. Poi è intervenuta la riforma Monti/Fornero che ha ulteriormente spostato l’ età pensionabile delle pensione di vecchiaia, per tutti, da 60 anni a 67 anni. Nei mesi scorsi però è intervenuto non so quale quoziente di aumento automatico stabilito per legge e – di fatto – oggi , per tutti i lavoratori ancora in servizio l’ età pensionabile,  per vecchiaia, è stata spostata a 70 anni. Quindi, qualcuno – in particolare  se donna  –  si è visto spostare l’ età pensionabile in avanti addirittura di 15 anni.

Per “compensare” questo grave sopruso, il quantum della pensione è stato, poi, notevolmente ribassato con l’ applicazione del sistema contributivo, per cui, contro ogni logica, più si lavora, più contributi si versano e meno si prende di pensione. In sostanza, senza nessun dibattito né parlamentare né sociale, la nostra previdenza  è stata  trasformata  da sistema solidaristico a sistema finanziario. Di fatto si sono costretti i lavoratori a sottoscrivere una sorta di derivato a rischio con i risparmi che avrebbero dovuto garantire loro una vecchiaia.

Tutto questo è gravemente incostituzionale oltre che sommamente ingiusto. Perché rappresenta un’ imposizione di una tassa gravosissima esclusivamente sulle classi lavoratrici.

Infatti la pensione non è una graziosa elargizione dello stato e non fa parte del welfare, ma è, da un lato, uno stipendio differito pagato dalle imprese e dall’ altro un accantonamento pagato dai lavoratori con fior di trattenute sulla propria retribuzione.  Il denaro statale non c’ entra affatto e neppure il bilancio statale perché questi denari vengono versati all’ INPS o ai fondi pensione di competenza, quindi si tratta di provvedimenti inspiegabili con la logica ordinaria.

Faccio un esempio che serve a chiarire meglio la situazione: immaginiamo un operaio della Fiat che guadagna 1.200 euro al mese e che avrebbe avuto diritto a 60 anni ad una pensione di 1.000 euro al mese. Lo spostamento della sua pensione dieci anni più avanti gli costa la non piccola somma di 130.000 euro (sì: centotrentamila euro cioè 1.000 euro al mese per 13 mensilità= 13.000 euro l’ anno, per 10 anni=130.000 euro). Quindi un lavoratore a 1.200 euro mensili di stipendio è stato tassato in un solo colpo di 130.000 euro. Perché la pensione è denaro.  Infatti la pensione non è incompatibile con il salario.  Ma a nessun ricco in Italia è stato imposto un tributo tanto gravoso anche in termini assoluti.

Articolo 53 della Costituzione italiana: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ma come si fa a sostenere che un’ imposizione improvvisa di 130.000 euro su una persona che guadagna 1.200 euro al mese sia proporzionata alla sua capacità contributiva e al suo reddito?!

Se poi si aggiunge che questa così detta “riforma” è anche contraria ad altri fondamentali diritti garantiti dalla nostra costituzione quali: l’ art. 3:tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, l’ art. 31: “la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’ adempimento dei compiti relativi”, l’ art. 35: “la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”, l’ art. 37:la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’ adempimento della sua funzione familiare, art. 38:ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’ assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano PREVEDUTI E ASSICURATI  mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria…(omissis) ….ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi e istituti predisposti o integrati dallo stato” ben si comprende come il problema dell’ aumento dell’ età pensionabile sottenda  ben altro come la stessa sussistenza dello stato democratico.

Ma se non ci si rende neppure conto che imporre tasse di ogni genere scollegate dal reddito (IMU compresa), e imporle per di più solo sulle spalle dei poveri  è ingiusto, anticostituzionale e fa perdere voti,  vuol proprio dire che non si vede più in là del proprio naso e che a maggior ragione non si è in grado di governare una nazione.

Ma continuiamo con le affermazioni divertenti di questi giorni.

Alla domanda: “quale sarà, a vostro parere, la prima cosa da fare da parte del governo?” si sono sentite le risposte più disparate:  politica,  legalità,  elezioni, economia,  tasse,  sviluppo, soprattutto lavoro, lavoro, lavoro (senza menzione dello stipendio, è ovvio).

Nessuno si è sognato di dire che la prima cosa da fare è abolire la riforma Monti /Fornero sulle pensioni. Eppure non c’è cosa più facile da fare per assicurare a questo paese un po’ di giustizia sociale e l’ immediata ripresa del turn over occupazionale sia nell’ impiego pubblico che nell’ impresa privata.

Mi pare che centomila esodati che tornano ad avere un reddito  possano già dare un piccolo impulso alla microeconomia. Senza contare le nuove assunzioni che si aprirebbero per il pensionamento degli aventi diritto.

E poi resta sempre da chiarire il mistero di fondo: perché il governo italiano ha varato questa riforma che ha esentato l’ INPS (e altri fondi) dal pagare il dovuto?

A costo di ripetermi: l’ abolizione delle pensioni non incide sul bilancio statale. L’ INPS ha un bilancio autonomo e diverso, per altro non in rosso.  Ci siamo sentiti dire che la riforma si imponeva perché non c’ erano più i soldi, ma questo tecnicamente non è possibile, prima di tutto perché non si tratta solo del bilancio dell’ INPS ma anche dei bilanci di altri fondi pensione ed è molto improbabile che siano tutti in difficoltà, poi perché tutti i bilanci previdenziali devono essere adeguati alla riserva matematica, cioè alle risultanze dei calcoli attuariali che stabiliscono ogni cinque anni quale deve essere la somma accantonata per garantire le pensioni dei cinque anni successivi.  Allora o si dice che tutti gli attuari di tutti i fondi pensione hanno sbagliato i calcoli clamorosamente (e forse a qualche procura interesserebbe sapere il perché) oppure si deve ammettere che questa legge è stata varata sulla base di pretesti non veritieri.

Per quale motivo? Si possono fare  solo ipotesi:

1. Il governo Monti ha messo le mani avanti con un provvedimento assunto PRIMA del verificarsi dell’ evento dannoso e impoverente costituito dalla successiva fusione nell’ INPS (deliberata in seguito dal governo stesso) di alcuni fondi pensione indebitatissimi che dovevano garantire la vecchiaia miliardaria dei boiardi di stato ?
2. Il governo Monti ha obbedito servilmente alle richieste di Draghi e Trichet che, non si sa bene per qual motivo,  pretendevano questi sacrifici umani?
3. Il governo Monti ha obbedito al club BILDELBERG che, a livello internazionale, vuole  l’ abolizione totale delle pensioni perché questo sarebbe la premessa necessaria per poter dar corso a un’ ulteriore globalizzazione prelusiva del nuovo ordine mondiale?

Forse non è necessario scegliere fra l’ una e l’ altra ipotesi, forse si tratta di tutte queste cose insieme. Ma qualunque sia la causa si tratta di una causa inconfessabile, ingiusta e illegittima. Tanto è vero che è tenuta celata o comunque non è espressa con chiarezza.

L’illiceità ha bisogno di ombra.