Cucina vegetariana

Parmigiana di melanzane impanata

1 melanzana tonda viola

una  confezione di pomito  o ortolina o qualunque altro estratto o concentrato di pomodoro

Una confezione di mozzarella affettata

Parmigiano grattugiato q.b.

Qualche foglia di basilico fresco

Un uovo per l’ impanatura

pan grattato per  l’ impanatura

farina q.b.

Olio extra vergine di oliva q.b.

Tagliare la melanzana orizzontalmente a fette dello spessore di circa 4 cm.

Tagliare ogni fetta a portafoglio cioè praticando un’ apertura dal lato della buccia che permetta di riempire la melanzana come un panino, ma mantenendo integra la fetta. Spremere all’ interno un po’ di pomito, aggiungere una foglia di basilico, una spolverata di parmigiano grattugiato, una fetta di mozzarella e richiudere. Procedere allo stesso modo per tutte le fette di melanzane, poi passarle nella farina, nell’ uovo sbattuto e nel pangrattato. Deporle su una teglia, ungerle con un giro di olio e farle cuocere in forno ventilato per 25 minuti a 160 gradi (se il forno non è ventilato bastano 20 minuti a 160 gradi). Servire calde.

Una variante molto scenografica di questo piatto consiste nel ripetere, una volta ultimata la cottura, lo stesso contenuto del ripieno, sulla sommità della fetta impanata e cioè aggiungere sopra l’ impanatura già divenuta croccante un cucchiaino di estratto di pomodoro, un po’ di parmigiano e una mezza fettina di mozzarella e nel rimettere tutto in forno accendendo il grill per circa 5 minuti. Una volta tolte dal forno le melanzane guarnire con un ciuffetto di basilico.

CARCIOFI ALLA ROMANA

carciofi mammole

 

 

 

 

 

 

 

Questa ricetta mi è stata tramandata da  zio Alvaro, velletrano d’ origine, torinese d’ adozione.

 

 

 

Ingredienti per 4 persone:

 

4 carciofi romani senza spine, tipo MAMMOLA;

olio extravergine di oliva;

un mazzetto di mentuccia;

un mazzetto di prezzemolo;

uno spicchio d’ aglio(facoltativo);

sale, acqua quanto basta.

 

Attezzatura:

 

un forno

carta d’ argento per cucina

 

Preparazione:

 

Tritare finemente la mentuccia, il prezzemolo e l’ aglio, unirvi un cucchiaio d’ olio e un po’ di sale.

Pulire i carciofi liberandoli delle foglie più coriacee esterne (ma non troppo perché devono mantenere la loro bella forma panciuta). Togliere la parte più dura dei gambi che andranno mantenuti a una lunghezza di circa 10 cm. Scavare leggermente i carciofi all’ interno e depositarvi il composto tritato e ben amalgamato.

A questo punto impacchettare i carciofi nella carta d’ argento chiudendo molto bene il cartoccio in modo che nessun liquido ne possa uscire. aggiungere quattro cucchiai d’ olio e due cucchiai d’ acqua.  Infornare a 160 gradi per almeno un’ ora.

Togliere dal forno e servire caldi. Ogni commensale avrà cura di liberare il proprio carciofo dalle foglie esterne coriacee che non sono state tolte in precedenza. E’ bene osservare queste indicazioni perché servono a mantenere il carciofo molto morbido all’ interno.

Questa ricetta a Velletri viene realizzata di solito a Pasqua, ovviamente senza forni elettrici né carta d’ argento, ma mettendo i carciofi, non mondati all’ esterno, sotto la brace di un forno a legna o di un barbecue alimentato dai rami secchi della vite, residuati della potatura che avviene in gennaio – febbraio. L’ aria aperta, la primavera, l’ olio velletrano, la mentuccia e l’ allegro clima familiare conferiscono ai carciofi un sapore particolare e irripetibile altrove.

Noi contentiamoci di quello che possiamo realizzare nelle nostre cucine di città. E’ già tanto se riusciamo ad acquistare su qualche bancarella gli autentici carciofi romani che sono anche di una bellezza estetica ragguardevole.

Pastiera napoletana (ricetta semplificata)

La pastiera napoletana è una torta dolce, tipica del periodo pasquale, uno dei capisaldi della cucina campana come la pizza o gli spaghetti al pomodoro.

Questa torta stupenda, deriva probabilmente dalle feste pagane del periodo primaverile durante le quali venivano presentati come offerte votive a Cerere il grano e la ricotta. In seguito, questo piatto subì un’ evoluzione aristocratica trasformandosi nel dolce dei conventi che veniva confezionato solo nel periodo pasquale, dopo i lunghi digiuni della quaresima, per essere consumato nel giorno della Resurrezione di Gesù.  pastiera napoletana 3

Ogni convento faceva gara con l’ altro per migliorarne il sapore. Infatti, all’ epoca, poter offrire ai benefattori un dolce migliore di quello di altri voleva dire avere la possibilità di più lucrose e numerose offerte, tanto più che le ricette erano tenute rigorosamente segrete.

Queste pastiere dovevano essere  squisite al punto che divenne famosa in tutta Napoli la pastiera delle suore del convento di San Gregorio Armeno.

Esiste un’interessante testimonianza della presenza della pastiera nella cucina napoletana a partire dal 1600. Si tratta di una breve descrizione di festeggiamenti contenuta nel racconto La Gatta Cenerentola, celebre fiaba di Giambattista Basile, inclusa nella raccolta postuma “Lo cunto de li cunti” (1634 – 1636) e successivamente ripresa anche nelle celebri raccolte di Charles Perrault  e dei Fratelli Grimm.

E, venuto lo jorno destinato, oh bene mio: che masticatorio e che cuccagna che si fece! Da dove vennero tante pastiere e casatielli? Da dove li stufati e le polpette? Da dove li maccheroni e li ravioli? Tanta roba che ci poteva magnare un esercito intero!”.

Fare in casa la pastiera napoletana è una delle imprese più difficili in cui una madre di famiglia possa imbarcarsi. La faccenda si complica se quella madre di famiglia non è napoletana, ed ha un marito napoletano che ricorda fin troppo bene le splendide pastiere della sua infanzia.

L’ impresa è difficile, ma non impossibile se ci si libera da certi pregiudizi che impongono il rifiuto totale dei semilavorati. Personalmente ritengo che non sia un peccato mortale usare, con criterio, le facilitazioni che il mondo di oggi ci offre. Anche perché ormai tutte le donne lavorano fuori casa e il tempo da dedicare alla famiglia e quindi anche alla cucina è sempre più ridotto. Quindi la scelta, a mio parere, è questa, o si riesce a cucinare in modo rapido o si deve rinunciare per sempre a preparare in casa certe prelibatezze che conoscevano le nostre nonne. Questa è un’ operazione che condotta con criterio e tenendo ben presenti le regole di armonizzazione dei sapori può dare risultati anche migliori delle ricette più antiche e riservare gradevoli sorprese sia sul piano del gusto che sul fronte della digeribilità.

Dunque, dopo molti tentativi finiti male, dopo molte figuracce in famiglia, sono riuscita a estrapolare questa ricetta semplificata della pastiera napoletana che vi propongo.

Anzitutto è necessario dotarsi dei seguenti

 

Attrezzi:

 

  • una teglia rotonda del diametro di 28 cm. con bordi alti circa 8 cm. e possibilmente con il bordo apribile;
  • una rotella dentata;
  • un mattarello in legno o in marmo;
  • un piano di lavoro per stendere la pasta;
  • carta da forno sufficiente a foderare la teglia;
  • un forno ad aria.

 

Poi è assolutamente necessario reperire i seguenti

 

Ingredienti:

 

200 gr di Ricotta di pecora

200 gr. di ricotta e di mucca (in mancanza della ricotta di pecora, usare 400 gr. di ricotta di mucca)

200 gr. di cedro candito tagliato a pezzettini

200 gr. di scorza d’ arancia candita e tagliata a pezzettini

25 grammi di aroma di fiori d’ arancio

Un pizzico di cannella in polvere

Una stecca di vaniglia

Una bustina di vanillina

Mezzo bicchiere di latte

150 gr. di zucchero

100 gr. di burro

La scorza grattugiata di un limone NON trattato

Un uovo intero

Un tuorlo d’ uovo

Un cucchiaio raso di farina

350 gr. di grano bollito per pastiera da acquistare precotto in scatola al supermercato (in mancanza utilizzate spaghetti tagliati a pezzettini lunghi 1 centimetro e fatti bollire preventivamente in acqua NON SALATA oppure riso, anch’ esso fatto bollire, al dente, in acqua non salata). Il grano bollito è molto importante perché serve a mantenere soffice la ricotta.

Due confezioni di pasta frolla surgelata da 500 gr. ciascuna. Non utilizzate la frolla pronta non surgelata perché assolutamente non va bene.

 

Infine questa è la non troppo facile

 

Preparazione:

 

Anzitutto togliere la pasta frolla dal congelatore almeno 3 ore prima di iniziare a preparare il ripieno della pastiera. La pasta frolla dovrà essere scongelata ma non troppo morbida e deve risultare modellabile con il mattarello.

Anche la ricotta dovrà essere tolta dal frigo almeno mezz’ ora prima e dovrà essere messa in un colapasta per lasciar sgocciolare tutta l’ acqua.

Una volta definite queste due semplici operazioni, mettete il latte in un pentolino e, dopo aver aperto la bacca di vaniglia con un coltello, toglietene i semini e aggiungeteli al latte, infine aggiungerete al latte la stessa bacca di vaniglia tagliata a metà. Fate scaldare il latte senza portarlo ad ebollizione e poi lasciatelo raffreddare. La vaniglia darà risultati migliori se lasciata a riposare almeno un’ ora nel latte intiepidito.

A questo punto prendete una padella, deponetevi metà del burro, e, a fuoco lento, fate stufare il grano già bollito, appena avrete tolto la padella dal fuoco, aggiungete il latte con la vaniglia, la scorza del limone e la cannella in polvere. Anche questo composto dovrà raffreddare. Intanto potrete mescolare, in una capiente ciotola, la ricotta con lo zucchero, il cucchiaio di farina, la bustina di vanillina, l’ uovo intero e il tuorlo, aggiungendo alla fine di tutto i canditi e l’ aroma di fiori d’ arancio.

Non appena il composto contenente il grano si sarà raffreddato, unitelo al composto contenente la ricotta mescolando con delicatezza.

Mentre il ripieno riposa per qualche minuto in frigo, stendete con il mattarello la pasta della prima confezione di frolla surgelata che nel frattempo si sarà ammorbidita. Non dimenticate di cospargere di farina il piano di lavoro e lo stesso mattarello per poter stendere più agevolmente la pasta. Cercate di fare un cerchio grande quanto il diametro della teglia più i relativi bordi.

Ungete la teglia con il restante burro e foderatela con la carta da forno. Ungete poi accuratamente anche la carta da forno sulla superficie che verrà in contatto con la pasta.

Adesso sistemate la pasta nella teglia facendola aderire bene sul fondo e ai bordi. Togliete il ripieno dal frigorifero e riempite, con questo, la teglia già foderata di pasta. Richiudete la sommità dei bordi di pasta aiutandovi con i rebbi di una forchetta.

Con la seconda confezione di pasta stendete un altro foglio dal quale saranno ritagliate le decorazioni.

Tagliate con la rotella dentata delle strisce di pasta larghe circa due centimetri e incrociatele in diagonale in modo da formare dei rombi. Se volete, con la restante pasta potrete formare delle piccole palline da inserire nel centro di ogni rombo.

Infornate in forno già caldo per 20 – 25 minuti a 160 gradi.

Non fate cuocere di più la pastiera altrimenti la vostra frolla risulterà troppo secca. Da notare che esiste una variante che prevede l’ aggiunta di gocce di cioccolato nel ripieno, ma non è tradizionale.

 

NOTA BENE: La pastiera va preparata il giorno prima di essere consumata per permettere a tutti i sapori di unirsi in un insieme armonioso. Le massaie napoletane preparano la pastiera di solito il giovedì o il venerdì santo perché la famiglia possa mangiarla il giorno di Pasqua assaporando la pienezza dei suoi aromi.

 

FONDUTA DI SPINACI

Quest’ ottima rivisitazione della fonduta piemontese può essere usata anche per condire la pasta o per cucinare magnifiche lasagne al forno.

Ingredienti:

  1. una confezione da 500 gr. di besciamella pronta;
  2. due fettine di Emmental tagliato sottile, meglio ancora se acquistato già a fette al supermercato;
  3. 3 cucchiai di parmigiano o grana padano grattugiato;
  4. 100 gr. di fontina d’ Aosta, tagliata a pezzettini piccolissimi;
  5. 500 gr. di spinaci già lavati (al supermercato li vendono freschi e già lavati in busta. ASSOLUTAMENTE non usate gli spinaci surgelati perché rovinerebbero tutto);
  6. Quattro cucchiai di olio extravergine di oliva;
  7. Uno spicchio d’ aglio (facoltativo);
  8. Mezzo misurino (due cucchiaini) di preparato granulare per brodo vegetale.

Preparazione:

Sul fondo di una casseruola mettere due cucchiai di olio extravergine di oliva, aggiungere gli spinaci già lavati e accendere il fuoco mantenendolo molto basso. Coprire con un coperchio e far appassire gli spinaci, rimescolando di tanto in tanto (assolutamente non devono bruciare) e insaporendoli con mezzo misurino di preparato granulare per brodo vegetale. Gli spinaci devono solo appassire non cuocere, quindi appena avranno ridotto il loro volume di due terzi, toglieteli dal fuoco, strizzateli bene e fatene uscire tutta l’ acqua. Mettete il restante olio d’ oliva in una padella e, tenendo il fuoco vivo, date una rosolata agli spinaci aggiungendovi uno spicchio d’ aglio. Anche stavolta gli spinaci non dovranno cuocere troppo. In ogni caso quando li toglierete dal fuoco non dovranno fare ancora acqua. Appena gli spinaci vi sembreranno pronti togliete l’ aglio e tritate gli spinaci con il frullatore a immersione fino a farli diventare un composto pastoso. A parte, in una pentola di grandezza media, scaldate la besciamella, aggiungete l’ Emmental e  fate sciogliere a fuoco lento.  Quando si sarà sciolto, aggiungete la manciata di parmigiano grattugiato o di grana padano sempre mescolando per non far impazzire la fonduta.  Per ultima inserire la fontina già tagliata a pezzettini. Mescolate mantenendo sempre il fuoco basso fino a che tutti i formaggi si saranno sciolti. A questo punto togliete la pentola dal fuoco e aggiungete gli spinaci già ridotti in pasta, mescolando sempre vigorosamente.

Questo piatto si serve nell’ apposita pentola da fonduta riscaldata con fornelletto , e si mangia, intingendo nella fonduta, pezzetti di pane casereccio, senza strutto, possibilmente cotto nel forno a legna e poi tostato.

Se si utilizza questa fonduta per farcire le lasagne al forno la si può anche arricchire con punte d’ asparagi.

Se ne volete una versione più digeribile evitate di aggiungere la Fontina di Aosta.

ANTIPASTO PIEMONTESE

 

Questa magnifica ricetta adatta anche ai vegani è ancora una volta il prodotto di una cultura contadina che si arrabatta per conservare nell’ inverno i prodotti della terra. Chi non è vegetariano o vegano potrà aggiungere a questa ricetta del tonno sott’olio, chi è vegano si accontenterà di aggiungere delle olive verdi, mentre i vegetariani potranno anche accompagnare questo antipasto con le uova sode.

Insomma si adatta proprio a tutti.

In Piemonte, fino a una trentina d’ anni fa non c’era osteria di campagna che ne fosse sprovvista, anche perché il suo sapore appetitoso fa venir voglia di berci sopra un buon bicchiere di vino rosso.

Ho postato questa ricetta nella sua versione originale, non dimenticandomi di dare anche la versione semplificata che è quella che, di solito, ancora oggi viene adottata nelle famiglie. In qualunque modo vogliate cucinarla, ne resterete sicuramente entusiasti.

 

Ingredienti per ottenere 8 – 10 barattoli: 

Attenzione: il peso della verdura è considerato al netto dello scarto e i barattoli devono essere sterilizzati in forno per almeno 10 minuti.

 

Pomodori maturi 3 kg

sedano 500 gr

carote 500 gr

cipolline  500 gr

fagiolini 500 gr

funghi coltivati piccolissimi 500 gr.

cavolfiore 500 gr

peperoni  500 gr

3 Foglie di alloro

zucchero 2 cucchiaini

1 bicchiere

Aceto di vino

olio extravergine d’oliva q.b.

sale grosso q.b.

5 chiodi di garofano

Una grattatina di noce moscata

Procedimento:

Lavare accuratamente le verdure e tagliarle a cubetti della stessa dimensione. Passare i pomodori in acqua bollente e poi sbucciarli e privarli dei semi Tritare finemente 1\2 cipolla e farla rosolare in un poco di olio poi aggiungere le foglie di alloro e i pomodori tagliati grossolanamente e lasciar stufare per 30 minuti. Passare tutto al passaverdura e rimettere il passato sul fuoco. Quando bolle, aggiungere le verdure e lo zucchero.  Le verdure vanno aggiunte nel seguente ordine: sedano, carote, cipolline, fagiolini, cavolfiore, peperoni, funghetti, con un intervallo di 10 minuti l’ una dall’altra. Cuocere ancora 10 minuti dopo aver aggiunto l’ultima verdura, poi unire un bicchiere di olio extravergine d’oliva, un bicchiere di aceto, un bel pugno di sale grosso, i 5 chiodi di garofano e la grattatina di noce moscata, poi mescolare.  Versare la giardiniera nei barattoli, fino all’ orlo e tapparli subito bene, poi rovesciare i barattoli e lasciarli raffreddare in questa posizione.

Se disponete di funghi porcini li potete aggiungere, prima di chiudere i barattoli, dopo averli fatti appena sbollentare in mezzo litro di acqua salata alla quale avrete aggiunto un cucchiaio di aceto bianco e dopo averli ben scolati.

L’ antipasto piemontese viene servito su piatti piuttosto larghi con l’ aggiunta di tonno sott’ olio precedentemente ben scolato e con l’ aggiunta di olive verdi in salamoia, anch’ esse ben scolate.

Esiste anche una versione semplificata di questa ricetta che consiste nel far cuocere la verdura per almeno un’ ora nella passata di pomodoro (circa 1 litro) ed aggiungere a fine cottura un mestolo ricolmo di Rubra Cirio (o Ketchup di qualsiasi altra marca), oltre a noce moscata e chiodi di garofano. A fine cottura si aggiunge ancora mezzo bicchiere di aceto, si aggiusta di sale, si rimescola il tutto e si riempiono i barattoli.

Crocchette di patate multifunzione

polpette di patate

Ingredienti per 4 persone:

1 kg di patate

2 uova

200 gr. di grana padano grattugiato

Pan grattato senza strutto q.b.

Basilico o prezzemolo tritato (facoltativo)

Olio di semi d’ arachide per friggere

Farina bianca 00 q.b.

 

Preparazione:

 

Lessare le patate, sbucciarle, passarle con lo schiacciapatate, aggiungere le uova, il formaggio grattugiato, il basilico o il prezzemolo e tanto pan grattato quanto basta a rendere modellabile il composto.

Far riposare in frigorifero per almeno un’ ora in modo da permettere al pangrattato di assorbire l’ acqua in eccesso.

Trascorso questo tempo, togliere il composto dal frigo, formare con le mani delle palline di impasto e poi schiacciarle leggermente ai poli tenendole ferme su un tagliere e premendole con la mano. Si otterranno così dei dischi dello spessore di 2 o 3 cm.

Infarinare le polpette e poi friggerle nell’ olio, senza farlo fumare.

Appena saranno dorate da entrambe le parti lasciarle scolare qualche minuto sulla carta assorbente poi servire ben calde.

Queste crocchette sono la base per varie combinazioni. Vi si possono aggiungere, per esempio, code di gamberi precedentemente lessate, oppure cipolla precedentemente soffritta in olio d’ oliva, o pezzettini minuscoli di scalogno crudi, o aglio pressato. Oppure possono essere preparate, senza aggiunta di gusti o di erbe, per accompagnare una bagna cauda. Possono anche esser condite con sugo d’ arrosto vegetariano (vedi ricetta su questo blog) o contenere un cuore di mozzarella e pomodoro, di spinaci e formaggio filante, di fontina e prezzemolo tritato.

 

 

Timballo di pasta ai cavolini di Bruxelles

 

Ecco un ottimo piatto vegetariano che farà felice tutta la famiglia:

 

Ingredienti per 4 persone: 

 

600 gr. di cavolini di Bruxelles;timballo di pasta ai cavolini di bruxelles

4 porri di grandezza media;

Olio extravergine di oliva quanto basta;

2 dadi vegetali o, in alternativa, due misurini di preparato granulare vegetale per brodo;

500 gr. di pasta di semola di grano duro nel formato penne o maccheroni;

500 gr. di besciamella pronta;

200 gr. di formaggio grana padano ottenuto da caglio vegetale.

 

Preparazione:

 

Mondate i cavolini di Bruxelles, tagliando via la parte inferiore del torsolo e le foglie esterne se ingiallite o danneggiate, lavateli sotto acqua corrente e divideteli a metà.

In una padella mettete due cucchiai di olio extravergine di oliva e fate rosolare lentamente i cavolini fino a che non acquisteranno nella parte esterna un bel colore dorato. A questo punto aggiungete due cucchiai di acqua e mezzo misurino di preparato granulare vegetale per brodo, coprite con un coperchio e lasciate cuocere ancora a fuoco basso i cavolini per circa 10 minuti, facendo bene attenzione a non farli attaccare alla padella. Eventualmente aggiungete ancora due cucchiai di acqua se li sentite sfrigolare.

Quando i cavolini saranno cotti poneteli in una ciotola e lasciateli raffreddare, ma non lavate la loro padella, perché il loro fondo di cottura darà comunque un buon sapore alla successiva preparazione.

In quella stessa padella ponete i porri già puliti e tagliati a rondelle, aggiungete due cucchiai di olio extravergine di oliva, mezzo misurino di preparato granulare vegetale per brodo oppure mezzo dado vegetale, e lasciate rosolare i porri senza coperchio fino a che non assumeranno un colore dorato. Ponete i porri in una ciotola e lasciateli raffreddare.

Nel frattempo in una pentola mettete a scaldare l’ acqua per la pasta dopo averci aggiunto un misurino di preparato granulare vegetale per brodo oppure un dado vegetale e due cucchiai di olio extravergine di oliva (questo accorgimento è necessario per non fare attaccare la pasta nel momento del montaggio del timballo). Quando l’ acqua giungerà ad ebollizione buttate la pasta e fatela cuocere togliendola due minuti prima di quanto indicato sulla confezione come tempo di cottura. Scolate la pasta e mettetela direttamente nella teglia che avrete scelto per infornarla. Aggiungete i cavolini di Bruxelles, i porri, la besciamella e metà del formaggio grattugiato, mescolate vigorosamente e distribuite la pasta ordinatamente nella teglia livellandola leggermente con il fondo di un cucchiaio. Distribuite in modo omogeneo sulla superficie della pasta il formaggio rimanente e infornate per 20 minuti a 160 gradi. Se volete abbreviare i tempi di cottura e se il vostro forno lo permette, fate cuocere per 10 minuti a 200 gradi con il grill acceso. In questo caso però l’ altezza di infornamento deve fermarsi ai piani più bassi.

Appena la superficie della vostra pasta avrà assunto un colore dorato, togliete la pasta dal forno e servite ben calda.

 

 

 

Tortino di patate e cavolo verzotto

cavolo verza savoia

Ingredienti   per 4 persone:

 

mezzo cavolo verza oppure un cavolo verza piccolo

1 kg di patate

Mezzo litro di latte

Dado granulare vegetale q.b.

Una pasta sfoglia pronta

30 gr. di besciamella pronta

30 gr. di formaggio grana padano grattugiato

Due uova

 

Preparazione:

 

Mondate il cavolo verza, lavatelo con cura in acqua corrente e tagliatelo a fettine sottili. Ponetelo in un tegame con l’ aggiunta di mezzo bicchiere d’ acqua, coprite con un coperchio e fatelo cuocere fino a metà cottura. Poi scolate bene l’ acqua e deponete nello stesso tegame il cavolo verza con il latte e con mezzo cucchiaino di dado granulare vegetale. Fatelo cuocere senza coperchio, sempre rimescolando. A parte, riempite d’ acqua una pentola capace e fate bollire le patate con la loro buccia.

Lasciate raffreddare tutto, poi sbucciate le patate e tagliatele in orizzontale a fettine spesse due centimetri.

Intanto scegliete una teglia più piccola della vostra pasta sfoglia, foderatela con la carta da forno in dotazione e disponete la pasta sfoglia in modo che, dopo averla riempita, sia possibile ripiegarla per ottenere un bordo. Ora disponete sulla sfoglia le fettine di patate, uno strato di cavolo verza e nuovamente le patate. In una ciotola mescolate lentamente e delicatamente la besciamella con le uova (siate molto delicati altrimenti rischia di diventare una specie di maionese) e versate il composto sulle verdure. Da ultimo spargete su tutta la superficie della torta il grana padano tritato. Ripiegate i bordi della sfoglia come per chiudere la torta (lasciando però al centro un bello spazio libero che dovrà gratinare) e infornate a 160 gradi per 20 minuti. Trascorso questo tempo, controllate la cottura e se la superficie della torta non vi sembrerà bella dorata, proseguite la cottura per altri 10 minuti sempre sorvegliando la torta affinché non bruci.

La vostra torta dovrà risultare con i bordi color biscotto e con l’ interno ben gratinato, di un colore marroncino con chiazze di marrone più scuro.

Questa torta è ottima anche se realizzata soltanto con le patate.

Se decidete di realizzarla con il cavolo verzotto, controllate bene che si tratti proprio di un cavolo verza e non di un cavolo cappuccio. Il cavolo cappuccio, infatti, è adatto soltanto per le preparazioni crude e, se per sbaglio viene messo in cottura, diventa indigeribile.

In nome botanico del cavolo verza è “Brassica oleracea sabauda” conosciuto all’ estero più frequentemente come cavolo Savoia e in Italia anche come cavolo piemontese.

 

 

Panettone ripieno

panettone ripieno

Ingredienti:

un panettone di buona qualità, possibilmente acquistato in pasticceria

500 gr. di mascarpone

150 gr. di cacao

2 uova

Una stecca di vanillina

Due bicchieri di latte

Un cucchiaino di farina o di maizena

150 gr. di zucchero semolato

3 tavolette di cioccolato fondente da 100 gr. ciascuna

10 gr. di burro

 

Preparazione:

 

Sbattere i tuorli d’ uovo con lo zucchero semolato e la farina. Sbattere i bianchi d’ uovo a neve, intanto mettere il latte in un pentolino, aggiungere i grani di vaniglia e portarlo a ebollizione.

Quando il latte sarà bollente versarlo a filo sui tuorli sbattuti sempre rimescolando , fino a che il cucchiaio non risulti velato. Lasciar raffreddare la crema. Aggiungervi la metà del mascarpone e i bianchi d’ uovo montati a neve, facendo bene attenzione a non smontarli.

Con un coltello affilato fare un segno sul panettone in corrispondenza della calotta del panettone (per es. una X) poi tagliare la calotta in orizzontale. Con le mani togliere l’ interno del panettone creando un incavo cilindrico e lasciando un pavimento di almeno 3 centimetri di spessore. Riempite il panettone con la crema gialla e lasciate riposare in frigo per 2 ore. Intanto preparate la crema al cioccolato sbattendo insieme (con l’ aiuto di un frullatore elettrico) il mascarpone, lo zucchero e il cioccolato. Quando la crema gialla si sarà rappresa, riempite il panettone con la crema al cioccolato, risistemate la calotta al suo posto facendo combaciare il segno che avete fatto in precedenza e mettetelo subito in frigo. Preparate intanto la copertura facendo sciogliere in un pentolino con tre cucchiai d’ acqua le tre tavolette di cioccolato che avrete ridotto a quadrettini. Aggiungete il burro e quando il composto sarà diventato tiepido versatelo sul panettone. Decorate con palline di zucchero argentate e con piccoli cioccolatini di pralineria.

 

Fresier di meringa alle fragoline di bosco

fresier di meringa 2

Ecco un dolce francese facile e squisito. E’ una semplificazione del fresier tradizionale, ma io lo preferisco.

Il solito problema resta quello di reperire i fragolini di bosco: infatti questo dolce non è altrettanto stupefacente se si usano fragole normali.

 

Ingredienti per ogni commensale:

 

1 bianco d’ uovo

4 cucchiai di zucchero a velo

Un tuorlo d’ uovo

Zucchero semolato q.b.

Un cucchiaino di farina o di maizena

50 gr. di zucchero a velo

Un bicchiere di latte

Qualche seme di vaniglia oppure la punta di un cucchiaino di vanillina

100 gr. di fragoline di bosco

100 gr. di panna montata nel sifone o acquistata al supermercato in bomboletta

 

Preparazione:

 

Preriscaldare il forno a 100 gradi. Montare il bianco d’ uovo con lo zucchero a velo. Riversare il composto su un foglio di carta stagnola formando un disco. Spegnere il forno e inserirvi il composto. Lasciandolo riposare fino a che il forno non si sia completamente raffreddato.

Intanto mettere il latte in un pentolino, aggiungere i grani di vaniglia o la vanillina e portarlo a ebollizione.

Sbattere il tuorlo d’ uovo con lo zucchero semolato e la farina. Quando il latte sarà bollente versarlo a filo sul composto sempre rimescolando , fino a che il cucchiaio non risulti velato. Lasciar raffreddare la crema.

Appena la crema si sarà raffreddata aggiungere due cucchiai di panna montata e lasciar riposare in frigorifero per un quarto d’ ora.

Appoggiare il disco di meringa su una spianatoia, aggiungervi la crema pasticcera che nel frattempo avrete tolto dal frigo e, dopo averle lavate e asciugate, aggiungete le fragoline di bosco. Decorate con fiocchi di panna montata.

Ovviamente dovrete confezionare un disco di meringa per ogni commensale.